Quante razze di criceti esistono?
Anzitutto bisogna precisare che non si può parlare di razze, ma di specie e che attualmente in Italia sono presenti 5 specie di criceto, ognuna con un carattere differente.
I Criceti appartengono alla famiglia dei Muridae.
Nello schema del regno animale:
Regno ANIMALIA > Gruppo CHORDATA > Sottogruppo VERTEBRATA > Classe MAMMALIA > Ordine RODENTIA > Sottordine SCIUROGNATHI > Famiglia MURIDAE.
La famiglia dei Muridi ospita 17 sottofamiglie, tra cui quella dei Cricetinae, cui appartengono i criceti.
La sottofamiglia dei Cricetinae è a sua volta divisa in 7 generi per 18 specie.
Le specie detenibili
Delle 18 specie appartenenti alla famiglia dei Cricetinae, la maggior parte sono severamente protette, alcune perfino a rischio di estinzione, altre poco attraenti, e solo 5 commercializzate come animali da compagnia (pur essendoci un certo interesse verso il Cricetulus migratorius).
Vediamo subito quelle che possiamo trovare in Italia:
- Phodopus campbelli
- Phodopus sungorus (Winter White)
- Phodopus roborovskii
- Mesocricetus auratus (Dorato)
- Cricetulus barabensis (criceto Cinese nella sottospecie Griseus)
Area di distribuzione: Mongolia, nord-est della Cina.
Il Phodopus Campbelli è caratterizzato, in muta ancestrale, da un colore grigio tendente al marrone sul dorso, nonché da una banda marrone – crema che separa la regione dorsale da quella ventrale, spesso estesa anche sulla testa (più chiara rispetto al dorso). La regione ventrale è grigio più o meno chiaro ma mai bianco. La banda dorsale è nera ma leggermente sfumata.
Il Campbelli ha una lunghezza compresa tra gli 8 e i 10,5 cm. per un peso medio di 40 g (spesso abbondantemente superato).
Le normali mutazioni da cattività sono state fissate ed incrementate, generando varie tipologie di colore e pelo. In particolare il Nero, l’Argento (crema chiarissima), il Bianco, il Grigio, varie pezzature ed il pelo satinato.
È molto attivo, si lascia maneggiare abbastanza facilmente (anche se ha un carattere molto deciso) ed è estremamente territoriale.
Area di distribuzione: Mongolia, Kazachstan, Manciuria, Russia, Siberia.
Il Winter White è caratterizzato, in muta ancestrale, da un colore grigio, spesso con una fasciatura quasi nera che separa le zona dorsale da quella ventrale, sempre biachissima. La banda dorsale è nera e ben definita. La forma è caratteristica a palla, compatta e piena. Il muso è regolare, gli occhi prominenti, le orecchie piccole. I soggetti albini sono bianchi o crema chiarissima con gli occhi rossi.
Nel periodo invernale tende a schiarire, pur senza diventare mai bianco, caratteristica che gli è valsa il nome comune di Winter White. Tuttavia il viraggio di colore avviene solo in soggetti in muta ancestrale, ed è assai raro in cattività, perché dovuto non al freddo ma alle ore di luce delle regioni semi artiche.
La lunghezza del corpo è compresa tra i 7 e i 10,5 cm, per un peso che talvolta supera i 60g, ma mediamente si aggira sui 40g.
Alcune mutazioni spontanee si sono verificate in cattività, fissandosi perfettamente come tipologie distinte: lo Zaffiro (grigio chiarissimo) ed il Bianco (con o senza banda dorsale), più alcune pezzature casuali.
Fra tutti è il criceto con il carattere più socievole ed è il più coccolone. Ama interagire con chi gli sta intorno (purchè umano, coi suoi simili è estremamente territoriale).
Area di distribuzione: Mongolia, Manciuria, Kansu, Shensi.
Il Phodopus roborovskii è il più piccolo tra i criceti (raggiunge i 5/8 cm di lunghezza), nonché l’ultimo ad essere stato introdotto sul mercato degli animali da compagnia. Assai tipico per il color sabbia della sua muta ancestrale (indispensabile per mimetizzarsi nel deserto), le guance bianchissime e i lunghi baffi, è poco addomesticabile ed adattabile come animale da compagnia. È il più longevo ed anche il più sano, grazie all’allevamento ancora relativamente puro.
Un po’ di storia sul criceto Roborowskij:
Vsevólod Ivánovič Roboróvskij (in russo: Всеволод Иванович Роборовский), nato nel 1856 e passato a miglior vita nel 1910, fu un grande esploratore russo che partecipò alla terza (1879-1880) e alla quarta (1883-1885) spedizione di Prževal’skij in Asia Centrale. Inoltre, nel 1889-1890 partí per il Tibet sotto la guida di Pevcov, viaggio durante il quale scoprí nuove rotte per il Tibet settentrionale ed altre zone dimenticate da Dio. Finalmente fu a capo di una spedizione nel 1893-1895, sempre in Tibet e zone limitrofe, durante la quale si spinse fino all’altezza di 4800 metri, scoprí laghi e altopiani laddove nessuno era mai giunto, e durante questa spedizione raccolse grandi collezioni zoologiche, botaniche e geologiche, tant’è che in Russia vi sono varie piante che portano il suo nome o per lo meno recano il suo nome come scopritore. Per inciso, la spedizione definí 30 punti astronomici e permise di disegnare sulla carta geografica della Siberia vaste aree fino ad allora ignote.
Ci sembrava doveroso accennare alle mille scoperte ed esperienze di grande rilievo che hanno caratterizzato Roborovskij, ma ora parliamo di quello che ci riguarda: il criceto che da lui prende il nome.
Questa creaturina fu scoperta dall’esploratore nella sua missione del 1894, anche se è divenuta animale da compagnia solamente in tempi assai piú recenti. Roborovskij, con ogni probabilità, non la chiamò “criceto”, giacché il termine gli era verosimilmente ignoto. In ogni caso, la denominazione che ha preso in russo è “хомяк Роборовского” (“chomják Roboróvskogo”), ossia “criceto di Roborovskij”, al genitivo. La corretta traslitterazione dal russo, secondo i dettami del sistema cosiddetto scientifico applicato a livello mondiale dagli slavisti, è “Roborovskij”. Purtroppo, giornalisti e saggisti spesso sono ben informati nel loro settore, ma non hanno un’adeguata preparazione linguistica.
Il nome scientifico dell’animaletto è Phodopus roborovskii: il primo termine, per convenzione, è maiuscolo mentre il secondo, per la stessa ragione, è minuscolo (con buona pace del buon Vsevolod Ivanovič). Inoltre, il nome russo è stato palesemente latinizzato, ponendolo peraltro nella forma del genitivo singolare in –i.
Avendovi fornito la corretta versione sia in russo che in italiano di questo nome, è bene tuttavia accennare al fatto che, se dovete effettuare una ricerca per ottenere informazioni su questa specie di criceti, è d’uopo inserire nel motore di ricerca di Internet tutte le varie forme, giuste o sbagliate che siano, di questo nome: Roborovsky, Roborowsky, Roborovskii, etc.
È il più longevo ed è anche il più sano, essendo stato “importato” relativamente da poco e meno soggetto degli altri ad allevamenti casalinghi, oltre che molto curioso ed intelligente. Ha un carattere molto schivo e va principalmente “guardato” poichè difficilmente si lascia maneggiare dato che non ama molto il contatto (sia con gli umani che con i suoi simili).
Area di distribuzione: Asia Minore, Siria, Caucaso, Kurdistan.
Il Mesocricetus Auratus è stato il primo ad essere introdotto nel mercato degli animali da compagnia.
Mediamente pesa tra 80 e 120g, ma può superare anche i 150g in certi soggetti. Può raggiungere i 20/25 cm di lunghezza.
Questo animale però, è stato (ed è tuttora) oggetto di numerosissime mutazioni, che ne hanno alterato colore e sostanza del pelo, facendolo apparire assai dissimile dal progenitore selvatico. Queste mutazioni sono diventate vere e proprie razze in alcuni paesi (soprattutto in Inghilterra, America e Germania), con tanto di standard ed esposizioni. In Italia sono invece ancora molto rare.
Tra le mutazioni di colore, si va dal cannella, al celebre Golden, al grigio argento, al nero, al cioccolato, al sabbia, passando per numerose pezzature. Il pelo è invece corto, lungo, Rex (voluminoso), satinato e perfino assente (nudo).
Ha bisogno di molto più spazio dei suoi simili e lo si può godere appieno solo in terrari superiori al metro con un fondo di lettiera alto almeno 20 cm. Ha un carattere abbastanza docile, si impigrisce facilmente se non gli si da modo di muoversi ed è il più tontolone.
Area di distribuzione: Siberia, Mongolia, Shansi, Manciuria.
Raggiunge i 7-10 cm di lunghezza.
Il Cricetulus barabensis è commercializzato solo nella sottospecie Griseus, ed è comunque piuttosto raro data l’indole intollerante verso i cospecifici e l’aspetto meno gradevole degli altri criceti nani, causa il corpo affusolato e la presenza della coda.
Con gli umani è di carattere molto docile ed affettuoso.
Il colore ancestrale è grigio – marrone. In cattività è presente anche nella mutazione grigio – bianco.